I DISTURBI ALIMENTARI

I DISTURBI ALIMENTARI

  • articolo a cura della Dott.ssa Erika Viotti

I disturbi alimentari sono patologie caratterizzate da persistenti disturbi dell’alimentazione o da comportamenti inerenti l’alimentazione che conducono ad un alterato consumo o assorbimento di cibo, compromettendo significativamente la salute fisica ed il funzionamento psicologico e sociale dei soggetti che ne sono affetti. Questi disturbi, per essere definiti tali, non devono essere secondari a condizioni mediche e psichiatriche conosciute. Le cause di questo tipo di patologie sono da ricondursi a schemi disfunzionali relativi all’immagine di sé e del rapporto con gli altri, frequentemente caratterizzati dalla necessità di aderire a canoni estetici di perfezione e mantenere un elevato grado di autocontrollo rispetto al proprio corpo. Recenti ricerche mostrano come alla base di tali atteggiamenti disadattavi vi siano spesso storie caratterizzate da esperienze dolorose e fortemente stressanti, risalenti ai primissimi anni di vita, le quali influiscono negativamente sullo sviluppo delle capacità di autoregolazione a livello emotivo e innescano un circuito patologico di frustrazione ed impotenza. Il disturbo in sé diventa quindi la modalità attraverso cui i soggetti affrontano la realtà, tentando di arginare l’impatto di vissuti dolorosi e legati ad emozioni intense e minacciose per la propria integrità psicofisica

Disturbi alimentari a Asti

Il DSM 5 propone un elenco dei disturbi alimentari che include diversi quadri sintomatologici. Di seguito verrà fatto riferimento ai principali disturbi. E’ importante sottolineare che la diagnosi deve e può essere fatta esclusivamente dal clinico esperto in questo ambito, sulla base di fondate motivazioni e in seguito ad un esame diagnostico approfondito.

La Pica viene definita come una patologia legata alla persistente ingestione di sostante non commestibili, per un periodo di almeno un mese. Tale ingestione è inappropriata al livello di sviluppo dell’individuo e non fa parte di una pratica culturalmente sancita. Le conseguenze più gravi di questo tipo di disturbo sono da ricercarsi nell’alterazione degli equilibri elettrolitici dell’organismo e nell’insorgenza di complicanze mediche di carattere generale (es. ostruzioni, infezioni, avvelenamenti).

Il disturbo da ruminazione implica invece un ripetuto rigurgito e rimasticamento di cibo per un periodo di almeno un mese, non attribuibile a condizioni mediche gastrointestinali o ad altre patologie alimentari. Molto spesso gli individui possono incorrere in episodi di malnutrizione o utilizzare strategie per nascondere ad altri la loro tendenza al rigurgito.

Il disturbo evitante restrittivo dell’assunzione di cibo si manifesta attraverso una persistente incapacità di nutrirsi in modo adeguato a livello energetico, associata ad una significativa perdita di peso, deficit nutrizionali e marcata interferenza con il funzionamento psicosociale.

L’anoressia nervosa è caratterizzata da una significativa restrizione nell’assunzione di calorie, la quale induce ad un peso significativamente basso in relazione a caratteristiche quali età, sesso e condizioni cliniche. Inoltre è associata ad un’intensa paura di un eventuale incremento ponderale e comportamenti persistenti ed interferenti con l’aumento di peso. In questi casi si assiste ad una vera e propria alterazione dei vissuti relativi al peso ed alla forma del corpo, i quali influiscono significativamente sui livelli di autostima e autoefficacia dei soggetti.

La bulimia nervosa si distingue per frequenti episodi di abbuffate, che consistono nell’ingerire in una piccola porzione di tempo una grande quantità di cibo e dalla concomitante sensazione di perdere il controllo, non riuscendo a smettere di mangiare. Tutto ciò si associa alla messa in atto di condotte compensatorie per prevenire l’aumento di peso (es. autoindursi il vomito, abusare di lassativi, diuretici o altri farmaci).

Infine, il Disturbo da binge eating è contraddistinto da frequenti episodi di abbuffata associati alla sensazione di perdere il controllo rispetto al proprio operato. Questi eventi sono caratterizzati dall’ingestione di una notevole quantità di cibo, in tempi molto rapidi e fino a sentirsi pieni in modo sgradevole. Inoltre, in tali episodi, i soggetti provano imbarazzo e disgusto verso se stessi, fino a sentirsi in colpa per quanto accaduto.

Nell’analisi delle cause psicologiche dei disturbi alimentari è necessario tenere conto di variabili strettamente individuali, legate alla vulnerabilità psicologica dei singoli e dall’intreccio tra vari tipi di fattori. E’ infatti importante in prima analisi identificare in ciascuna condizione i fattori predisponenti per il disturbo, legati a basi genetiche, familiari e socioculturali, ponendo particolare attenzione agli specifici significati che i sintomi assumono via via nella storia dell’individuo. Allo stesso tempo è necessario considerare i fattori precipitanti, ossia quei fattori che aumentano il rischio di sviluppare un disturbo alimentare, consistenti in eventi o cambiamenti percepiti come particolarmente disturbanti e intollerabili. Si pensi ad esempio a traumi, lutti, forti mutamenti legati allo stile di vita o al fisiologico processo di maturazione ed invecchiamento. In ultima analisi è bene porre attenzione ai fattori perpetuanti, ossia ai fattori di mantenimento dei singoli disturbi, legati alle conseguenze e complicanze fisiche, psicologiche e sociali della patologia.

La cura dei disturbi alimentari si focalizza in particolar modo sul riconoscimento e sull’individuazione delle esperienze che hanno contribuito a sviluppare il disagio. Un’attenzione particolare va posta alle esperienze dei primissimi anni di vita, estremamente significative per ogni soggetto in quanto in grado di influire sul modo in cui egli percepirà se stesso e gli altri nel corso della propria esistenza. I pazienti con un disturbo alimentare presentano modalità di coping disfunzionali, fortemente influenzate da sensi colpa, vergogna, imbarazzo, tendenza al controllo e perfezionismo. In particolare, nel caso dell’anoressia e della bulimia nervosa, è necessario indagare quanto la vergogna ed il senso di colpa abbiano influito non solo sulla rappresentazione che il paziente ha di sé, ma anche sulla percezione che egli ha dell’ambiente circostante e delle relazioni sociali. Il trattamento mira dunque a costruire una relazione terapeutica fondata sulla comprensione empatica e sull’accettazione, promuovendo l’elaborazione degli eventi critici irrisolti e disturbanti sottostanti al disturbo manifestato.


Dott.ssa Erika Viotti
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Ultima modifica: 27/06/2016

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